venerdì 23 aprile 2010

Università: investire per cambiare


Viaggio nell’università italiana del PD.
Il 10 maggio parte da Napoli e toccherà almeno 12 tappe entro la metà di luglio. L’obiettivo è condividere le nostre proposte sull’università con studenti, ricercatori e docenti.

“Per cambiare occorre investire. Riforme sì, bidoni no!”

A partire dal 10 maggio il PD inizia un viaggio nell’università italiana del PD, che partirà dalla Campania e toccherà almeno 12 tappe entro la metà di luglio. L’obiettivo è condividere le nostre proposte sull’università con studenti, ricercatori, docenti, usando la rete come strumento di dialogo e partecipazione; ridare un senso alle parole del nostro futuro (istruzione, mobilità sociale), e contribuire così – a partire dai luoghi dello studio – a “pensare insieme” le nuove priorità dell’Italia.
Col Forum Università, saperi e ricerca stiamo affrontando i nodi centrali del sistema: meccanismi di finanziamento e riparto del FFO, valutazione della ricerca, forma di contratto per i ricercatori, diritto allo studio, reclutamento e ruoli di docenza.

Le proposte del PD.
Investire in università e ricerca è una questione decisiva per il destino dell’Italia, che dovrebbe essere sottratta il più possibile a logiche di propaganda o a interventi di breve respiro. Per questo il PD intende portare il tema della riforma dell’università in testa alle priorità politiche dei prossimi mesi. Chiediamo al Governo di riaprire la discussione, e alle parti economiche e sociali di discutere insieme degli obiettivi che, come paese, dobbiamo darci. Fondare il nostro sviluppo sulla conoscenza e sull’innovazione, fare dell’università un fattore centrale per la mobilità sociale, sono i punti prioritari. Dai quali consegue che dobbiamo puntare ad avere un numero maggiore di laureati e di dottori di ricerca, più ricercatori, una maggiore apertura all’esterno del sistema. E, per conseguire questi obiettivi, regole più efficienti e risorse adeguate.
Il DDL Gelmini non affronta i nodi strutturali del sistema: noi proponiamo un intervento riformatore più coraggioso e lungimirante. Chiediamo un confronto pubblico, nel quale arriviamo con le nostre idee, di cui abbiamo dato una prima interpretazione negli emendamenti presentati al Senato, e che saranno ulteriormente approfondite nel percorso parlamentare.
Si deve partire dagli studenti: orientamento, diritto allo studio, residenze, welfare, promozione del merito. Proposte: finanziare un programma nazionale di borse di studio, norme sul diritto allo studio e sulla ripartizione delle risorse ordinarie per gli atenei finalizzate a migliorare la mobilità geografica e sociale, abbattere gli abbandoni, incentivare il rispetto dei tempi di laurea.
Per i ricercatori: percorsi di carriera rapidi e fondati su regole chiare. Contratto unico di ricerca che unifichi le posizioni di assegnista, borsista e post-doc. Percorsi di carriera per i ricercatori con esito certo in caso di valutazione positiva. Occorre aprire le porte dell’università a una nuova generazione di ricercatori (strutturati e precari); per questo proponiamo 100 milioni all’anno per 8 anni per consentire ai ricercatori di avere reali opportunità (con una giusta selezione) di entrare nei ruoli di docenza. E di entrarci da giovani: l’obiettivo è arrivare a una classe docente che abbia la stessa età media degli altri paesi industrializzati, mentre ora è la più anziana. Per questo proponiamo che, dopo i 65 anni, solo i docenti attivi nella ricerca continuino a svolgere compiti didattici e di ricerca. . È necessario abolire il tetto al turnover stabilito dalla L. 133/08.
Sistema di governo degli atenei (Governance): più efficienza e meno autoreferenzialità, ma separazione di ruoli fra Senato e Consiglio di Amministrazione, e una regola chiara per l’apertura agli esterni. Autonomia vera degli atenei, inserimento in legge di criteri e conseguenze della valutazione (domani sarà presentata al FORUM una proposta del PD in materia), nuove regole trasparenti sulla ripartizione delle risorse tra gli atenei, sulla base di pochi parametri: numero di studenti, valutazione di ricerca e didattica, diritto allo studio e coesione territoriale.
Risorse: è un punto fondamentale. Con regole più solide e una valutazione più severa, si devono ripristinare risorse adeguate. Dunque: eliminare i tagli della Legge 133 e raggiungere in dieci anni la media dei Paesi europei, passando dallo 0,8 attuale all’1,3% del PIL.

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