
Egr. Direttore,
prima di scrivere questa missiva ho riflettuto a lungo perché è difficile bilanciare il diritto di critica ed anche di revisionismo storico e l’obbligo di dire la verità e non offendere la memoria di chi è caduto per costruire libertà e democrazia nel nostro paese.
In realtà il motivo per cui il 25 Aprile va festeggiato è rappresentato proprio dall’articolo che Le ha inviato il coordinatore regionale della Fiamma Tricolore, Sig. Minnella. La sorte del Sig. Minnella, infatti, se durante il ventennio fascista avesse criticato l’anniversario della marcia su Roma, sarebbe stata triste in quanto sarebbe stato inviato o nelle patrie galere o nella migliore delle ipotesi al confino.
Ecco perché domani tutti gli uomini e le donne democratiche di questo paese festeggeranno la liberazione dal regime fascista e dall’occupazione nazista del paese. I giovani partigiani sono morti nel buio delle prigioni, sono stati fucilati dalle S.S. germaniche, hanno trovato la morte sui monti per lui: per consentirgli di pensare, dire e scrivere ciò che vuole. Il fatto che lui non se ne accorga è sintomo che la democrazia e la libertà non sono valori che esistono in natura ma che sono frutto della lotta, del sacrificio, a volte estremo, di uomini e donne.
La Liberazione è una festa di tutti. E’ il giorno un cui l’Italia ha gettato le fondamenta della propria Costituzione democratica e repubblicana, il giorno in cui diciamo grazie a quanti non hanno aspettato la liberazione degli alleati supinamente ma hanno voluto riscattare la dignità degli italiani contribuendo alla liberazione del territorio nazionale da fascisti e nazisti, a quanti potevano starsene a casa ed invece hanno voluto combattere finendo spesso impiccati o fucilati, a quanti hanno creduto in un paese in cui i propri figli potessero vivere liberi e non schiavi del regime.
Se l’Italia fosse stata solo quella della Repubblica di Salò, oggi parleremmo di mancato riscatto morale della Nazione, grazie ai partigiani,invece, oggi possiamo dire che gli ITALIANI per primi parteciparono alla liberazione del proprio paese dalla dittatura e che furono proprio gli ITALIANI che, morendo in battaglia dietro le linee nemiche, segnarono l’inizio di una nuova epoca di libertà e democrazia per il proprio paese.
Cordiali saluti
prima di scrivere questa missiva ho riflettuto a lungo perché è difficile bilanciare il diritto di critica ed anche di revisionismo storico e l’obbligo di dire la verità e non offendere la memoria di chi è caduto per costruire libertà e democrazia nel nostro paese.
In realtà il motivo per cui il 25 Aprile va festeggiato è rappresentato proprio dall’articolo che Le ha inviato il coordinatore regionale della Fiamma Tricolore, Sig. Minnella. La sorte del Sig. Minnella, infatti, se durante il ventennio fascista avesse criticato l’anniversario della marcia su Roma, sarebbe stata triste in quanto sarebbe stato inviato o nelle patrie galere o nella migliore delle ipotesi al confino.
Ecco perché domani tutti gli uomini e le donne democratiche di questo paese festeggeranno la liberazione dal regime fascista e dall’occupazione nazista del paese. I giovani partigiani sono morti nel buio delle prigioni, sono stati fucilati dalle S.S. germaniche, hanno trovato la morte sui monti per lui: per consentirgli di pensare, dire e scrivere ciò che vuole. Il fatto che lui non se ne accorga è sintomo che la democrazia e la libertà non sono valori che esistono in natura ma che sono frutto della lotta, del sacrificio, a volte estremo, di uomini e donne.
La Liberazione è una festa di tutti. E’ il giorno un cui l’Italia ha gettato le fondamenta della propria Costituzione democratica e repubblicana, il giorno in cui diciamo grazie a quanti non hanno aspettato la liberazione degli alleati supinamente ma hanno voluto riscattare la dignità degli italiani contribuendo alla liberazione del territorio nazionale da fascisti e nazisti, a quanti potevano starsene a casa ed invece hanno voluto combattere finendo spesso impiccati o fucilati, a quanti hanno creduto in un paese in cui i propri figli potessero vivere liberi e non schiavi del regime.
Se l’Italia fosse stata solo quella della Repubblica di Salò, oggi parleremmo di mancato riscatto morale della Nazione, grazie ai partigiani,invece, oggi possiamo dire che gli ITALIANI per primi parteciparono alla liberazione del proprio paese dalla dittatura e che furono proprio gli ITALIANI che, morendo in battaglia dietro le linee nemiche, segnarono l’inizio di una nuova epoca di libertà e democrazia per il proprio paese.
Cordiali saluti
Luigi Guglielmelli
Segretario regionale giovani democratici Calabria
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