giovedì 18 giugno 2009

Astensionismo e elezioni europee

Nelle ultime elezioni europee nella nostra regione c’è stato un astensionismo record: solo il 58,77% degli aventi diritto è andato a votare, contro il 71,70 % della circoscrizione Nord-Ovest (di cui la Valle fa parte) e il 66,46% a livello nazionale. C’è qualcuno (come il Comité de coordination de la Jeunesse
valdôtaine) che cerca di spiegare questo astensionismo in Valle d’Aosta con la disaffezione degli elettori valdostani generata dalla litigiosità dei leader nazionali. Questa non sembra essere la spiegazione migliore.

E’ vero che la disaffezione dei cittadini verso la politica si misura anche attraverso il numero di cittadini che non vanno a votare, ma risulta chiaro come l’astensionismo a queste ultime elezioni sia superiore rispetto al solito e si rischia di peccare di superficialità affermando che il motivo della crescita dell’astensionismo in Valle d’Aosta derivi unicamente dalla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica provocata dai comportamenti litigiosi dei leader nazionali. Il livello di insulti tra le parti non sembra aver superato quello delle passate campagne elettorali e è difficile spiegare il perché questa disaffezione non è stata espressa attraverso l’astensione nelle elezioni politiche del 2008, quando l’affluenza alle urne fu oltre il 79%. Inoltre, l’idea che i cittadini si fanno della politica non si basa solo sulla classe dirigente nazionale, ma anche su come si comportano i politici locali, spesso anch’essi litigiosi, che sono più vicini al cittadino. Ancora, se questa è la causa principale dell’astensionismo in Valle d’Aosta, perché l’astensionismo nella nostra regione è di molto superiore a quella del resto d’Italia? Si potrebbe dire che in Valle l’astensione è stata anche determinata dalla quasi certezza di non poter portare un valdostano al Parlamento Europeo, ma in passato con la stessa legge elettorale è già stato eletto un rappresentante della regione: Luciano Caveri con la lista apparentata ai Democratici di Prodi. La proposta di modifica della legge elettorale per dare alla Valle (e a tutte le regioni) almeno un proprio rappresentante al Parlamento Europeo non è passata anche per la non volontà della maggioranza, di cui fa parte il PDL, partito a cui si è apparentata la lista Vallée d’Aoste; mentre occorre ricordare la volontà del governo Prodi di riformare in questo senso la legge.

Solitamente, le elezioni europee hanno un’affluenza minore rispetto alle altre elezioni generali, ma quanto il calo di votanti di quest’anno è stato fisiologico e quanto invece dovuto a fattori politici? In un’analisi dell’istituto Cattaneo si è calcolata la partecipazione attesa in queste elezioni europee nel caso si fosse presentato lo stesso calo di partecipazione rispetto alle elezioni politiche precedenti che si ebbe mediamente alle europee del 1999 e del 2004, questo a livello nazionale e per ciascuna regione.

A livello nazionale si hanno 3,9 punti percentuali di astensionismo in più rispetto all’astensionismo atteso. Per la Valle l’astensionismo effettivo è stato più di quello atteso di 8,4 punti. Questo vuol dire che probabilmente l’astensione non è fisiologica, ma dietro ci sono motivazioni politiche. Le spiegazioni del livello nazionale di astensione con i potenziali fattori della crisi d’identità dell’elettorato di sinistra e della crisi della leadership di Berlusconi nell’elettorato cattolico del PDL, non sono sufficienti per la Valle d’Aosta, dove l’astensione è stata maggiore rispetto al livello nazionale e dove buona parte dell’elettorato fa riferimento ai partiti autonomisti locali. Allora forse per spiegare questo astensionismo dobbiamo guardare anche a questi ultimi. In particolare, possiamo notare nei risultati della lista Vallée d’Aoste (dati dal sito della Regione Autonoma Valle d’Aosta) una perdita non indifferente di voti rispetto alle regionali del 2008: da 45.530 a 20.686, meno 54,6%. Al contrario le altre maggiori liste hanno aumentato, rispetto alle regionali del 2008, in termini assoluti il numero di voti ottenuti nonostante il calo dei votanti dovuto alla maggior astensione, ma il numero di voti acquisiti è di molto inferiore alle perdite della lista Vallée d’Aoste. Questo ci fa supporre che alcuni astenuti possano aver votato per uno dei tre partiti che compongono la lista Vallée d’Aoste alle scorse regionali. Sicuramente, una novità rispetto al 2008 è stato l’apparentamento con il PDL, forse gli elettori di questa lista non hanno gradito l’apparentamento.

1 commento:

giorgio.b ha detto...

So che sono "leggermente" off topic, ma ho sentito da alcuni amici e compagni alcune voci che riguardano il ritorno di alcuni personaggi. Non sapendo come arrivare direttamente a voi ho deciso di riportare qui il link di un topic di Area Democratica - che invito a leggere - dove ho sostenuto uno strano dialogo con Corrado Olivotto: http://areademocratic.mastertopforum.org/qui-vp4199.html#4199


Ma ve lo ricordate Corrado Olivotto? Freeoliver, c.oliv8, ecc? Quando parlo di lui mi sembra di vedere Peppino Caldarola. Comunista, poi forse socialista, poi “fulminato sulla via di Gerico” così dice lui…Peppino pure. Comunista, poi socialista, diessino, e per tre anni perfino direttore dell’Unità? Bene, ora scrive sul Giornale di Berlusconi, spara contro il Pd, sputa su Ferrero, su Vendola, su Fava, su qualunque cosa si muova a sinistra. Un paio di settimane fa, sul Giornale è arrivato a scrivere un articolo dove sostiene la tesi di Berlusconi circa il complotto delle “foto private della Certosa” ordito dai giornali della sinistra italiana, Repubblica in testa, che hanno portato El Pais a pubblicarle.

Un articolo pieno di veleno, e di “boiate”, bisogna dirlo. Una difesa assoluta del suo nuovo padrone, una vergogna assoluta per lui. La strada tracciata da Giampaolo Pansa trova sempre nuovi pedoni. Ma che razza di ometti moralmente microscopici ha avuto la sinistra italiana? Che schifo! Ma non è questo che mi fa schifo: uno può anche cambiare idea, non siamo paracarri, ma non può, uno che è vissuto nella cultura comunista, da non confondersi con il tentativo abortito di applicazione in Urss, non può dentro di se, moralmente, eticamente ma anche in coscienza, diventare un Bondi o un Caldarola o un Pansa qualsiasi. Non può, perchè se invece lo diventa, vuol dire che quelle idee di giustizia sociale, di solidarietà fra gli uomini, di più giusta distribuzione della ricchezza prodotta erano, per questa gente, solo un vestito, cioè una cosa esterna loro, un'apparenza.

Le persone – riprendendo un aforisma - non devono essere giudicate per le loro idee, ma per come le portano. Ritengo infatti che sia sciocco dividere gli individui scegliendo quale discrimine la loro ideologia, spesso più dichiarata che reale. Sopratutto nella scelta delle amicizie ho sempre seguito il principio che sia a volte preferibile la compagnia di persone gentili ed educate che la pensino politicamente in modo diametralmente opposto al mio piuttosto che quella di barbari che sostengano di avere la mia stessa idea. Queste persone – cari compagni - non sono nostri simili, si dichiarino di destra, di centro o di sinistra. Non sono con noi adesso, ma non erano con noi neppure prima. Ecco, questa cosa che penso mi consola. L'idea di aver condiviso gli scritti di Caldarola sull'Unità cosa che è certamente successa, mi dava un profondo fastidio. Ecco, se penso che "recitava", come recitava Corrado Olivotto, allora mi consolo.

Giorgio Bruscia