
In poche ore, dopo l’intervento del presidente del Consiglio che ha proposto di mandare la polizia nelle università contro le occupazioni, c'è stata una grandissima adesione di studenti, ricercatori, assistenti e professorial manifesto-appello “Salva l’Italia: i giovani in piazza il 25 ottobre” che abbiamo lanciato oggi pomeriggio. Una reazione forte, commenta la prima firmataria Pina Picierno, minsitro ombra delle Politiche Giovanili "che testimonia l’indignazione provocata dalle parole del presidente del Consiglio che ha paragonato insegnanti, bambini, madri e intere famiglie a pericolosi sovversivi, contro cui impiegare la forza pubblica". Pubblichiamo il testo integrale dell'appello e le prime firme:
I GIOVANI IN PIAZZA IL 25 OTTOBRE
Salva l’Italia. Perché? Perché siamo giovani, il futuro di questo Paese è soprattutto il nostro e questo è senza dubbio il governo che ha manifestato la maggiore ostilità nei confronti delle ragazze e dei ragazzi. Non avremmo mai pensato in pochi mesi di veder peggiorare giorno dopo giorno le nostre condizioni di vita e le nostre aspettative così in fretta.Ci fa paura pensare che il motivo sia uno solo, e semplice: far cassa pregiudicando il futuro di chi tra 20 anni sarà al centro della vita italiana. Siamo convinti invece che affrontare e risolvere i problemi che ci riguardano, confrontarsi con noi che ogni giorno li viviamo sulla nostra pelle, significa finalmente gettare via le incrostazioni che impediscono al nostro Paese di crescere. È un elenco lungo e sono tutte priorità allo stesso modo. I diritti di un ragazzo come quello ad un lavoro stabile all’altezza del proprio talento, a una casa e non a una stanza di pochi metri quadri in periferia, magari affittata in nero e le priorità di una generazione: dal diritto allo studio, a quello ad uno sviluppo sostenibile, passando per il diritto alla legalità, perché non vogliamo più vedere le nostre terre violentate dalla criminalità.Per tutte queste ragioni saremo in piazza il 25 ottobre, insieme al Partito Democratico.
PER SALVARE LA SCUOLA
Un Paese cresce se ha un buon sistema formativo: una scuola pubblica di qualità è l’unica leva per sbloccare l’ascensore sociale garantendo le pari opportunità, come sancito dalla nostra Costituzione. Il Governo invece ha deciso, da solo, una ricetta fatta da un mix di tagli irrazionali, annunci mediatici e un’idea di scuola retrò. La destra giudica il sistema formativo dai grembiuli e dai voti in condotta, guarda all’ istruzione e alla conoscenza come una spesa e non come un investimento.Il Ministro Gelmini e il Ministro Tremonti pensano ad una scuola che deresponsabilizza gli studenti, umilia i docenti, lascia al degrado gli edifici scolastici, peggiora la didattica e manda i ragazzi a lavorare il prima possibile, senza la preparazione necessaria.La scuola si salverà solo se sarà inclusiva, se tra i banchi siederanno ragazzi messi nelle stesse condizioni di partenza, valutati solo per i propri meriti.Per questo vogliamo una scuola più qualificata, più efficiente, più moderna con al centro gli studenti e il loro futuro.Per questo gli studenti e le studentesse, gli insegnanti, che in queste settimane si stanno mobilitando, devono essere in piazza il 25 Ottobre.
PER SALVARE L’UNIVERSITA’, PER SALVARE LA RICERCA
L’università è stata mortificata. Limitando le assunzioni del personale a tempo indeterminato al 20% dei pensionamenti, tagliando al Fondo di Finanziamento per le spese di funzionamento 1 miliardo e 441,5 milioni in 5 anni, dando la possibilità per gli Atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Sono tutti provvedimenti che scardinano il carattere pubblico e la centralità degli Atenei. Con quali conseguenze? L’aumento delle tasse è incontrollabile, didattica e ricerca si trovano vincolate ai finanziatori privati, si estende a macchia d'olio il numero chiuso. Fuggiranno altri cervelli e rimarrà in piedi un sistema universitario per pochi privilegiati. L’esatto contrario di quello che servirebbe, perché la conoscenza è la bussola più utile e necessaria per orientarsi nel nostro tempo.Per questo gli studenti universitari, i ricercatori e il personale dell’università, che già si sono mobilitati in queste settimane devono essere in piazza il 25 Ottobre.
PER SALVARE IL TALENTO
Nepotismo, caste, interessi particolari. Sono i killer di intere generazioni di talenti e vanno fermati. I nostri talenti diverranno una risorsa per l’Italia se incoraggerete merito e pari opportunità. Senza il coraggio di un’inversione di rotta talento resterà una parola vuota, schiacciata dagli atti del governo. Le norme antiprecari, la deregolamentazione dei contratti a termine, la reintroduzione delle dimissioni in bianco, non sono misure che renderanno più facile l’incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro ma colpi d’accetta alle nostre aspirazioni, alla nostra voglia di contribuire alla crescita del Paese.La lotta alla precarietà è indispensabile per darci prospettive di vita dignitosa.Vogliamo estendere a tutti i lavoratori le tutele fondamentali, secondo i principi della Carta dei diritti. Sappiamo che non è possibile pensare solo a garantire stabilità ai singoli posti di lavoro, ma si deve invece garantire continuità all’occupazione, facendo della formazione permanente un nuovo diritto di cittadinanza. Non basterà: il governo deve impegnarsi per tutelare i redditi in caso di disoccupazione e per un sistema efficiente di servizi, di formazione e di occasioni per il reimpiego. Così nel resto d’Europa si sta affrontando il problema e solo ad un sistema di tutele complesso e flessibile possiamo ispirarci per permetterci di avere le stesse opportunità dei nostri coetanei europei.Per questo le giovani lavoratrici e giovani lavoratori sono chiamati a difendere il proprio futuro scendendo in piazza il 25 Ottobre.
PER BATTERE IL RAZZISMO, PER UNA NUOVA CITTADINANZA
Girando per strada, nei locali, sul bus che ogni giorno ci porta a scuola o al lavoro, respiriamo un clima crescente di paura, di chiusura verso gli “altri”, di insicurezza diffusa, di intolleranza. È un clima che la cronaca conferma puntualmente con terribili aggressioni, storie di violenza e di razzismo. Ma le risposte del Governo come sono? Vaghe e timide. Dobbiamo mettere in campo proposte che parlino di inclusione, fondate sul rispetto della legalità da parte di chi arriva nel nostro Paese e dall’impegno a un’integrazione non solo di facciata da parte nostra.In Italia vivono oltre un milione di ragazze e ragazzi che i giornali chiamano “le seconde generazioni”. Sono i figli e le figlie di immigrati. Nati in Italia non sono cittadini italiani, oggi sono ancora seduti sui banchi di scuola accanto a noi, ma un domani non potranno votare né farsi eleggere in Parlamento. Pensare alle loro esigenze e dar loro rappresentanza significa creare un paese interculturale, che affianca ai doveri la certezza del diritto.Per una società interculturale che combatta il razzismo giorno dopo giorno, cominciando a dare cittadinanza ai minori stranieri e alle seconde generazioni, bisogna essere in piazza il 25 Ottobre.
PER SCONFIGGERE TUTTE LE MAFIE
Non vogliamo vivere nella paura e nell’oppressione delle organizzazioni criminali, che umiliano il nostro Paese e lo avvelenano giorno dopo giorno.La società e la politica devono essere bonificati dall’influenza della criminalità organizzata, dobbiamo distruggere la camorra, la mafia, la ’ndrangheta combattendo quella che è una vera e propria guerra di liberazione da portare avanti tutti insieme. Non basta dire di stare dalla parte di chi denuncia questo cancro, dobbiamo scendere in piazza ogni giorno accanto ai nostri coetanei e alle persone più grandi che hanno scelto di urlare forte che le mafie stanno uccidendo tutto il Paese, che hanno indicato come lo stanno facendo, con nomi e cognomi. E non basterà: se in Parlamento, nei tribunali, in ogni Comune saremo dalla loro parte la criminalità organizzata riceverà un colpo mortale. Giorno dopo giorno riusciremo a demolirla.Per questo le ragazze e i ragazzi del Mezzogiorno, hanno un motivo in più per scendere in piazza il 25 Ottobre.
tratto da: http://primariegd.ilcannocchiale.it/
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